E' nel mondo della scuola, dove i ragazzi/alunni possono ottenere importanti miglioramenti che bisognerebbe cominciare con piccole rivoluzioni. Noi insistiamo affinché alle Asl di competenza effettuano la Diagnosi Funzionale con l’uso dell’ICF - funzionalità dei ragazzi in tutti i contesti. Come recita la Delibera della Giunta Regionale n. 546 del 22 dicembre 2013, proposta e voluta anche da noi, facenti parte del Comitato Regionale L11/84, oggi Osservatorio Regionale sulle condizioni delle persone con disabilità. Per costruire il PEI - Piano Educativo Individuale da parte dei docenti tutti, delle agenzie educative interessate a quello studente e della famiglia, per il raggiungimento di obiettivi didattici previsti per l’anno accademico.
Percorso:
- Iscrizione;
- DF (Diagnosi Funzionale);
- PEI (Piano Educativo Individuale);
- GLH (Gruppo Lavoro Handicap).
Diagnosi Funzionale
Strumento indispensabile per la costruzione del PEI. Va redatta con l'uso dell'ICF (Descrizione temporanea del funzionamento della persona).
PEI
Il Piano Educativo Individuale và costruito con gli attori previsti dalla legge (L.104/92) e ne scaturisce la necessità o meno della richiesta di docente di supporto alla classe e deve essere verificato negli incontri periodici (GLH).
Insegnante di sostegno
L'alunno è della classe e non dell'insegnante specializzato e/o sostegno. Il sostegno deve semplificare i percorsi degli apprendimenti collaborando con i curriculari e con i compagni della classe creando una vera inclusione.
Materiali utili
È stato prodotto dal Gruppo Scuola del CoorDown (ne ha fatto parte Tedeschi come Unidown e Pintaldi come Associazione Sindrome di Down) il Vademecum Scuola e le Faq che sono disponibili qui: Vademecum Scuola CoorDown
ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health)
Internazionale Classificazione del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, definita nel 2001 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. In realtà non classifica, ma descrive il funzionamento della persona in quel momento (valida per un periodo di sei mesi) e ne evidenzia gli ostacoli ed i facilitatori, con un codice alfanumerico, leggibile da tutte le agenzie educative chiamate a stilare il percorso di vita. Il funzionamento e la disabilità sono viste come una complessa interazione tra le condizioni di salute dell'individuo e l'interazione con i fattori ambientali e personali.Questi aspetti sono considerati dinamici non come statici e giocano un ruolo fondamentale le interazioni tra condizioni fisiche, corpo, competenze personali, partecipazione sociale, contesti ambientali e contesti personali. Siccome la disabilità è un'interazione con l'ambiente, l'ICF è applicabile a tutte le persone, anche quelle in perfetta salute. Il linguaggio nell'ICF è neutrale rispetto all'eziologia, enfatizzando la "funzione" rispetto al "tipo di malattia". Esso è stato creato appositamente per essere utilizzato a livello internazionale e interculturale con obiettivi molto diversificati, da un utilizzo clinico fino a studi epidemiologici e di politica della salute. Essendo neutrale, il linguaggio utilizzato è stato specificato fin nei minimi dettagli, per chiarire al meglio il significato della terminologia utilizzata nel contesto specifico della valutazione del funzionamento.
FORMAZIONE GENITORI
LA SCUOLA - BUONE PRASSI Esperienze "pratiche" suddivisa per i quattro cicli scolastici
PREMESSA
Dai percorsi scolastici vissuti nel territorio campano pubblichiamo, di seguito, una serie di consigli frutto dell'esperienza "pratica" vissuta e rivisitata dal gruppo scuola associativo. I contenuti sono stati oggetto di Formazione Genitori.
DESCRIZIONE
Tratteremo gli argomenti principali, a seconda dell'età, per i quattro livelli scolastici (scuola della infanzia, primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore) maggiormente richiesti dai soci.
I DIRITTI
Dalla Costituzione Italiana alla Convenzione dell'ONU, passando attraverso la legge 104/ '92, tutto e di più è garanzia per l'istruzione anche per gli alunni con disabilità. Nel 2012, presso l'Osservatorio permanente per l'integrazione degli alunni con disabilità del MIUR (noi, come UNIDOWN eravamo al tavolo di lavoro della Consulta) é stato sottoscritto "Il Protocollo d'Intesa MIUR - Ministero della Salute per la tutela del diritto alla salute e allo studio degli studenti con disabilità" e pubblicato il 3/8/2012 dove, tra l'altro si evidenzia l'importanza della progressiva applicazione del modello "International Classification of Functioning" (ICF) dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), opportunamente adeguato alla realtà italiana ed alle peculiarità del modello italiano di inclusione scolastica.
Protocollo d'Intesa tra il MIUR e il Ministero della Salute
La Regione Campania, successivamente ha legiferato in merito (documento presentato dal Comitato Consultivo di cui facciamo parte) e nel 2012 ha prodotto con Delibera G. R. n. 685 del 10/12/2012 "Le Linee di indirizzo per il processo di individuazione e valutazione dell'alunno con disabilità ai fini della presa in carico per l'integrazione scolastica" scaricabile con tutti gli allegati dal link: Burc 2012 n. 77 del 17/12/2012 Assistenza sanitaria AGC 20.
E' importante che i genitori conoscano le normative per fare richieste opportune per una buona riuscita del processo di inclusione dei propri figli.
La scelta della scuola
E’ opportuno, prima di scegliere la scuola fare visita all’istituto (possibilmente durante l’orario di attività) e chiedere di parlare con il/la Dirigente.
Capirete subito quali modalità operative utilizzano e quanta disponibilità c’è (se c’è) verso le famiglie. Una regola che potremmo consigliare è “patti chiari, amicizia lunga”. Predisponete una lista di argomenti da trattare durante il colloquio con il Dirigente o un responsabile all’accoglienza, potrà essere utile per non fare ulteriori colloqui…..potrebbero farvi passare per genitori “ansiosi”… e voi lo siete!!! Ma non lo date a vedere. Qualora, durante il colloquio, vengono dette cose che non condividete o (peggio ancora) proprio non vi piacciono, chiedete con cortesia di mettere per iscritto quanto detto… così lo rileggete con calma a casa. Evitate di fare discussioni con toni alti, non predispone bene la scuola ad accogliere Vostro figlio/a che, in ogni caso, deve accogliere comunque (come sancito dalle norme vigenti). Qualunque situazione e/o eventuale controversia può essere risolta con modalità opportune di dialogo, magari tramite “terzi”, e certamente per iscritto.
L’iscrizione
Una volta fatta la vostra scelta, sappiate che la pre-iscrizione (effettuata esclusivamente on line, attraverso una procedura informatica di facile accesso disponibile sul portale MIUR), va effettuata prima del 28 Febbraio di ogni anno questo per permettere alla scuola di predisporre tutto il necessario (spazi, docenti ed eventuali ausili) ad una opportuna accoglienza. Le scuole di qualità mettono in pratica “progetti per l’accoglienza” con modalità differenti. Le pratiche per usufruire dei supporti necessari vanno effettuate – su richiesta dei genitori se necessario - presso le AA.SS.LL. di appartenenza prima della pre-iscrizione o almeno prima dell’inizio dell’anno scolastico (prima dell’estate) in modo tale da preparare la Diagnosi Funzionale e, successivamente il Profilo Dinamico Funzionale, documento che evidenzia le potenzialità e le Aree sulle quali è opportuno lavorare per uno stimolo più adeguato. Questi documenti devono essere compilati in Equipe (Asl, Famiglia, Scuola e Centro di riabilitazione) per avere un quadro più completo delle abilità raggiunte dal bambino e delle esperienze apprese. Sono documenti importanti per partire con il “piede giusto”……in caso di controversie. Anche se la famiglia ritiene di non dover usufruire del sostegno è bene che questa decisione sia collegiale e condivisa, in modo da lasciare traccia scritta ed evitare futuri possibili ritorsioni e/o “dispetti”.
E’ necessario l’Insegnante d Sostegno?
Le attività che si svolgono alla scuola dell’Infanzia sono prevalentemente psicomotorie e di stimolo e rinforzo per acquisire le “strumentalità di base” agli apprendimenti. Si svolgono in forma prevalentemente ludica e dovrebbero “sviluppare al massimo le tante potenzialità di ogni bambino e suggeriscono di intervenire sul processo educativo in modo discreto, considerata la particolare delicatezza di questa fase di crescita” (tratto dal “Vademecum scuola”). Proprio per questo non sempre un insegnante specializzato per il sostegno alla classe è utile in questa fase del percorso scolastico dei nostri bambini. Se teniamo conto anche che questo ordine di scuola non è considerata “obbligatoria” ma solo di avvicinamento ed addestramento alla “scolarizzazione”, se la scuola e le insegnanti sono ben organizzate e competenti se ne può fare a meno. Tuttavia è anche vero che il percorso didattico della scuola dell’Infanzia è la base sulla quale si svilupperà tutto il resto, perciò – considerate le differenti realtà territoriali – può essere preferibile avere la figura di sostegno alle maestre sia per tranquillizzare le stesse, sia per rendere più sereni i genitori qualora il/la bambino/a sia ancora “piccolo”d’età , “non sappia difendersi”, “sia troppo tranquillo” o al contrario “non resti fermo un minuto”. Pertanto un docente in più (viste le attuali politiche economiche sulla scuola) può permettere lo svolgimento delle attività con maggiore serenità, quindi non è inteso come “aiuto” al bambino, perché ogni bambino deve sperimentare, scoprire ed essere rispettato nei suoi tempi di crescita e sviluppo. Tra l’altro i nostri bambini sono già “stimolati” con terapie abilitative opportune a sviluppare e potenziare le loro peculiarità ed infatti sarà sempre necessario un raccordo ed un confronto comune tra scuola, famiglia e terapisti. In ogni caso il numero delle ore di sostegno è richiesto dal GLHO e viene assegnato in base al PDF ed indicato nel Piano Educativo Individualizzato. (D.P.C.M. n. 185/’06)
Come conciliare i tempi della riabilitazione?
Ad oggi, questo punto è ancora “ostico” in quanto non può essere presa in considerazione la situazione individuale di ciascun bambino/alunno ma piuttosto le esigenze di spesa e di organizzazione del “sistema” sanitario e/o riabilitativo. I bambini della scuola dell’infanzia sono spesso penalizzati dalla frequenza durante le ore mattutine al Centro mentre, viceversa i bambini della scuola primaria hanno “più diritto”(?) di frequentare la scuola con maggiore continuità e, a loro, viene concesso più facilmente l’orario pomeridiano per le terapie necessarie……. Non vi sembra ci sia qualche incongruenza in questa analisi? Comunque la pensiate questa è la realtà nella quale viviamo e con la quale dobbiamo convivere. Allora ci sono decisioni da prendere in ante e sono:
- dare priorità alle terapie abilitative (e quindi all’aspetto sanitario della questione) e, organizzando varie esigenze, si penalizzerà la scuola sapendo comunque che essendoci più ore di frequenza si può recuperare l’attività didattica – anche collaborando a casa.
- dare priorità all’aspetto educativo, didattico e socializzante della scuola e cercare di conciliare le terapie negli orari di “pausa” didattica (prevalentemente primo pomeriggio) con grande sacrificio del sistema familiare.
- scegliere terapisti “privati” che possano più facilmente venire incontro alle esigenze del bambino e della famiglia con terapie domiciliari, rispettando così le attività scolastiche quotidiane del bambino.
- scegliere di rinunciare alle terapie così come sono organizzate (soprattutto se riteniamo che non siano qualitativamente valide), perché altre attività possono compensare le stesse e stimolare i bambini in un’ottica di normalizzazione con maggiore carico da parte della famiglia nel seguire il percorso educativo didattico dei propri figli, magari avvalendosi di consulenti “esterni” per una progettazione individualizzata di attività adeguata al bambino (come prevede il Curriculum del Nord Carolina nella fascia di età dai due ai cinque anni)
Sono tutte scelte possibili e “giuste” a seconda delle diverse situazioni familiari e soggettive.
L’Autonomia
Sembra strano parlare di autonomia quando i bambini sono ancora “cuccioli” ma già la serenità per il distacco dalle figure genitoriali è un aspetto dell’autonomia relazionale ed affettiva che permette ai bambini di affrontare con maggiore sicurezza il mondo esterno. Così anche il fatto di dormire nella stanzetta e di riuscire ad addormentarsi da solo sono elementi base per un futuro con meno complicanze. In questo ambito però parliamo dell’autonomia nelle attività igieniche e degli atti di vita quotidiana come togliere il cappottino, bere e mangiare, riuscire a pulirsi la bocca o a lavarsi ed asciugarsi le mani. Tutte queste funzioni si apprendono con l’esperienza perciò affinché un bambino sia capace di farlo glielo si deve insegnare… Ed i primi maestri di vita siamo noi genitori. Ma anche la scuola svolge questa funzione: perciò è indispensabile prevedere tra gli obiettivi il raggiungimento anche di questi, senza deleghe alcune. La funzione dell’Assistente Materiale (che spesso ci obbligano a richiedere “per nostro figlio”) deve essere quella di supervisore in un percorso verso l’autonomia anche del controllo degli sfinteri, magari accompagnando un po’ più spesso il piccolo in bagno se ancora non sa esprimere a voce la necessità di fare la pipì, tenendolo con due mani se non ha ancora un buon equilibrio ma evitando di tenerlo in braccio perché limiterebbe la sua voglia di esplorare l’ambiente; aiutarlo a mangiare cercando di fare imitare il gesto degli altri bambini perché è giusto che ciò si svolga a scuola. E’ sempre preferibile fare partecipare i bambini a tutte le attività scolastiche, ed è sicuramente meglio anche per le mamme e per la loro ansia. In ogni modo evitate di andare a scuola troppo spesso perché ciò diventerebbe controproducente per il bambino e per la scuola. Infatti la scuola che sa di poter contare sulla famiglia non si organizza adeguatamente cercando di risparmiare personale e danaro. Per il cambio dei pannolini o degli abiti “accidentalmente” bagnati sono previsti gli ausiliari (ex-bidelli) o l’assistente materiale assegnato alla scuola (non al bambino né alla classe). Per l’assunzione di farmaci durante l’orario scolastico o anche per pietanze “speciali” in caso di celiachia, sono previsti accordi con le ditte per la refezione che sollevano la famiglia da questo incarico, provvedendo con personale A.T.A. preventivamente formato o, eventualmente , con un infermiere inviato dall’A.S.L. E’ ovvio che tutto ciò verrà chiarito all’inizio dell’anno scolastico e ….verificato strada facendo, sapendo che a tutto c’è rimedio.
Quali obiettivi?
Gli obiettivi saranno quelli della loro classe (per questo è importante l’inserimento nella fascia giusta di età!!!). I bambini possono imparare tutto ciò che viene loro insegnato, anche se potranno avere tempi più lunghi di esecuzione o anche scarsa attenzione. Evitate di ripetere che vostro figlio/a è PIGRO perché potrebbe essere un alibi per le maestre che non hanno intenzione di lavorare con impegno!!! E poi se i bambini appaiono pigri sarà per un motivo preciso e non astratto, ad esempio non riescono a dormire bene, perciò sono stanchi o anche non sono abbastanza motivati a svolgere quel compito, semplicemente preferiscono fare altro, quel compito non è abbastanza interessante, e ancora, considerato che i bambini svolgono durante le ore di terapia delle attività similari, forse si annoiano a ripetere sempre le stesse cose!! (anche perché, a dir il vero, le maestre e i terapisti spesso utilizzano modalità note e semplici da seguire, raramente - molto raramente – raggiungono gli obiettivi con modalità creative e variegate perciò i bambini hanno ragione ad annoiarsi!!). E’ ovvio comunque che per ciò che riguarda gli apprendimenti vale particolarmente l’individualità di ognuno e la diversità dei contesti può fare la differenza. Anche per questo in Associazione esiste l’Equipe di Base che aiuta le famiglie a “osservare” lo sviluppo dei propri figli e a valutarne tutte le positività cercando di trovare soluzioni alle eventuali difficoltà che possono sorgere. E’ inoltre importante imparare ad avere un dialogo costante anche con i Neuropsichiatri Infantili ed i Foniatri che incontriamo durante il percorso, per far sì che le scelte possano essere sempre condivise e in qualche modo garanzia di maggiore “certezza” per i genitori. Ma sono sempre i genitori che decidono cosa ritengono più giusto per il proprio figlio. In ogni caso ed in qualunque situazione non esiste motivo di credere che i bambini non “sono capaci” di apprendere, al massimo potranno avere bisogno di opportune strategie. Ma tutti, dico tutti apprendono, e molti apprendono anche più velocemente di quanto si creda. I bambini apprendono anche se non parlano ancora e anche se possono avere difficoltà a “restituire” ciò che hanno imparato! Da tener presente che gli apprendimenti si basano su un processo di relazione (con i genitori, con i fratelli, con le maestre, con i compagni e con i terapisti), sulla fiducia e soprattutto sulla serenità. Per ciò eventuali problematiche scolastiche affrontatele senza i bambini. I bambini devono saper che la scuola è importante per loro, che i genitori sanno che è una fatica a fin di bene e che è una “palestra di vita” alla quale non si dovrebbe mai rinunciare. Tant’è vero che in caso di periodi di ospedalizzazione si parla di “Scuola in Ospedale” e che la mente ha bisogno di impegno costante per svilupparsi adeguatamente per non percorrere strade….fuori dalla realtà.
La scelta della scuola
E’ opportuno, prima di scegliere la scuola fare visita all’istituto (possibilmente durante l’orario di attività) e chiedere di parlare con il/la Dirigente. Capirete subito quali modalità operative utilizzano e quanta disponibilità c’è (se c’è) verso le famiglie. Una regola che potremmo consigliare è “patti chiari, amicizia lunga”. Predisponete una lista di argomenti da trattare durante il colloquio con il Dirigente o un responsabile all’accoglienza, potrà essere utile per non fare ulteriori colloqui…..potrebbero farvi passare per genitori “ansiosi”… e voi lo siete!!! Ma non lo date a vedere. Qualora, durante il colloquio, vengono dette cose che non condividete o (peggio ancora) proprio non vi piacciono, chiedete con cortesia di mettere per iscritto quanto detto… così lo rileggete con calma a casa. Evitate di fare discussioni con toni alti, non predispone bene la scuola ad accogliere Vostro figlio/a che, in ogni caso, deve accogliere comunque (come sancito dalle norme vigenti). Qualunque situazione e/o eventuale controversia può essere risolta con modalità opportune di dialogo, magari tramite “terzi”, e certamente per iscritto.
L’iscrizione
Una volta fatta la scelta, si sappia che la pre-iscrizione (effettuata esclusivamente on line, attraverso una procedura informatica di facile accesso disponibile sul portale MIUR), va effettuata sempre prima del 28 Febbraio, questo per permettere alla scuola di predisporre tutto il necessario (spazi, docenti ed eventuali ausilii) ad una opportuna accoglienza. Le scuole di qualità mettono in pratica “progetti per l’accoglienza” e per la” continuità” educativo-didattica con modalità differenti. Le pratiche per usufruire dei supporti necessari vanno effettuate – su richiesta dei genitori presso le AA.SS.LL. di appartenenza prima della pre-iscrizione o almeno prima dell’inizio dell’anno scolastico (prima dell’estate) in modo tale da aggiornare la Diagnosi Funzionale e, successivamente il Profilo Dinamico Funzionale, documento (come già sapete) che evidenzia le potenzialità e le Aree sulle quali è opportuno lavorare per uno stimolo più adeguato. Questi documenti devono essere compilati in Equipe (Asl, Famiglia, Scuola e Centro di riabilitazione) per avere un quadro più completo delle abilità raggiunte dal bambino e delle esperienze apprese. Questi documenti dovrebbero essere redatti e consegnati (tramite famiglia) alla scuola, prima dell’inizio dell’anno scolastico, tuttavia, questo non è sempre possibile a causa dell’organizzazione delle AA.SS.LL. (scarso personale, eccessivo carico di lavoro, difficoltà di coordinamento con le istituzioni scolastiche del territorio, ecc…). Comunque, anche in assenza dei documenti ufficiali è sempre bene chiedere un incontro collegiale prima dell’inizio dell’anno scolastico in modo tale da “presentare” il/la bambino/a e poter fare la conoscenza degli insegnanti tutti. Meglio ancora se, sulla base della D.F. e del P.D.F. , si può fare un primo Gruppo di Lavoro sull’Handicap Operativo (o individuale), che rappresenta il momento opportuno per concordare insieme il Progetto Educativo Individualizzato, o comunque predisporre le basi per il progetto didattico dei bambini, che deve sempre essere coerente e simile a quello della classe. Si devono concordare le strategie facilitanti gli Apprendimenti, cioè gli accorgimenti che permetteranno di “velocizzare” le acquisizioni anche quando i tempi (di esecuzione del compito, di memorizzazione ed in generale di apprendimento) saranno più lunghi. La richiesta di iscrizione prevede una scelta importante di indirizzo rispetto al percorso scolastico di vostro figlio/a. Infatti, già adesso dovrete scegliere per quanto tempo dovrà frequentare. (Possibili alternative di orario settimanale: 24, 27, 30 o 40 ore cioè “Tempo prolungato” o “Tempo pieno”) Premesso che, a priori, non possiamo sapere quale sarà la scelta più giusta per nostro figlio/a (e quindi si rimanda a discussioni individuali anche con l’aiuto delle nostre consulenti) proviamo a definire alcune linee generali:
- La scuola è una comunità educante e, in quanto tale, offre opportunità e situazioni tali utili allo sviluppo dei bambini, che noi non possiamo adottare perché nucleo familiare (cioè più piccolo).
- A scuola migliorano le possibilità di relazione e soprattutto i bambini sono lontani (giustamente) dalle preoccupazioni dei genitori, pertanto possono avere più occasioni di sperimentare liberamente;
- Se è vero che è necessario avere a disposizione “più tempo” per interiorizzare le novità e tutto ciò che viene insegnato, la scelta del tempo pieno potrebbe permettere di svolgere adeguatamente il programma didattico, e di far fare esercitazioni ed approfondimenti che, probabilmente a casa sarebbe difficile portare a termine. Ovviamente ai genitori resta sempre “l’ingrato compito” di verificare che ciò avvenga correttamente ed in maniera adeguata (i nostri figli sanno bene come farcelo capire!!)
Il ruolo dell’Insegnante di Sostegno
L’Insegnante specializzato per il Sostegno alla classe è una risorsa professionale che la scuola mette a disposizione per garantire un adeguato percorso educativo/didattico finalizzato all’apprendimento di tutti gli alunni della classe (Legge Quadro 104/92). In quanto “risorsa” il docente di sostegno è importante perché gli apprendimenti possano essere acquisiti nei tempi previsti. La richiesta delle ore di sostegno alla classe inizia con la documentazione sanitaria, è legata alla “gravità” della situazione ed anche alla Progettualità che la classe intende adottare. Il Progetto Educativo è importante perché è un documento ufficiale ed è redatto collegialmente quindi sarà responsabilità di tutti gli insegnanti affinché il progetto venga sviluppato e che si raggiungano gli obbiettivi prefissati. Ovvio che la responsabilità è anche dei genitori (soprattutto il padre, se c’é), con il loro atteggiamento fiducioso, positivo e di collaborazione per i compiti in casa. La funzione dell’ insegnante di sostegno alla classe quindi è quella di relazionarsi con tutti gli alunni e con le colleghe e trovare modalità di mediazione e strategie utili ad ottimizzare la risorsa relazionale-affettiva, nonché conoscere la situazione di partenza del bambino (valutazione diretta, conoscenza della D.F. e del P.D.F., dialogo con la famiglia) per definire meglio, insieme alle colleghe, le strategie utili a raggiungere gli apprendimenti e a migliorare il rapporto con tutti i docenti nello svolgimento delle loro attività e materie d’insegnamento. In nessun caso il docente di sostegno è (o può) essere considerato “il docente dell’alunno” I genitori dovranno relazionarsi e parlare con tutte le insegnanti e non solo con quella “di sostegno”! L’insegnante che tende ad accentrare su sé stessa la responsabilità del progetto educativo sbaglia tre volte:
- primo perché toglie la possibilità ai colleghi di crescere insieme e migliorare le loro capacità di insegnamento;
- secondo perché pone il bambino in una condizione di “dipendenza affettiva”che, prima a poi si rivelerà controproducente per il suo sviluppo e la sua autonomia;
- terzo perché impedisce lo sviluppo delle normali dinamiche utili all’apprendimento in senso di scambio ed alternanza di ruoli e competenze nel contesto classe, rallentando, di fatto, le acquisizioni.
Come conciliare scuola e riabilitazione?
Le terapie abilitative non dovrebbero avere priorità rispetto alla scuola; però è vero che ogni situazione è differente dalle altre e non esiste una regola giusta che possa valere per tutti. Così i genitori, per quanto competenti, sono sempre alla ricerca di una scelta utile al bambino/a anche se non hanno tutti gli elementi per decidere, perciò è fondamentale la circolarità delle informazioni, la discussione ed il lavoro di gruppo.
Considerando le individualità, dobbiamo sempre avere presente che il “tempo scuola” procede con una certa dinamicità, e ciò che il bambino “perde” non sempre si è in grado di recuperarlo, se non penalizzando altre situazioni (ad es. durante la “ricreazione”, oppure quando si assenta la maestra, oppure durante l’esecuzione di lavori di gruppo), tenendo sempre presente i tempi di risposta, la stanchezza e la motivazione dei bambini che non è certo “programmabile” con anticipo. Sintetizzando potremmo definire alcune possibilità di scelta:
- dare priorità alle terapie abilitative (e quindi all’aspetto sanitario della questione) e, organizzando varie esigenze, si penalizzerà la scuola perché comunque avendo più ore di frequenza si può recuperare l’attività didattica;
- dare priorità all’aspetto educativo, didattico e socializzante della scuola e cercare di conciliare le terapie negli orari di “pausa” didattica (prevalentemente primo pomeriggio) con grande sacrificio del sistema familiare;
- scegliere terapisti “privati” che possano più facilmente venire incontro alle esigenze del bambino e della famiglia con terapie domiciliari, rispettando così le attività scolastiche quotidiane del bambino;
- scegliere di rinunciare alle terapie così come sono organizzate (soprattutto se riteniamo che non siano qualitativamente valide), perché altre attività possono compensare le stesse e stimolare i bambini in un’ottica di normalizzazione con maggiore carico da parte della famiglia nel seguire il percorso educativo didattico dei propri figli, magari avvalendosi di consulenti “esterni” per una progettazione individualizzata di attività adeguata al bambino.
Sono tutte scelte possibili e “giuste” a seconda delle diverse situazioni familiari e soggettive. Teniamo sempre in mente che, attraverso metodi e strategie differenti, l’obiettivo ultimo e generale è quello di fare in modo che i bambini siano in grado di svolgere i compiti in maniera autonoma.
L’Autonomia
Per raggiungere un adeguato livello di “Autonomia” è necessario che ci siano i presupposti di “fiducia”, “stima” e “capacità”. Considerato che i genitori sono i primi maestri di vita, sta a loro dare le indicazioni utili, chiare e coerenti perché il processo di acquisizione dell’”identità” di figlio (alunno, ragazzo, persona) avvenga correttamente; i fratelli, quando ci sono, spesso sono un valido aiuto in questo percorso. Di norma tutti hanno già raggiunto l’autonomia nel controllo degli sfinteri, in gran parte sono autonomi nel vestirsi e/o svestirsi (forse non ancora nell’allacciare le scarpe, ma si può ovviare), tutti sono in grado di salire le scale ma non sempre glielo si lascia fare, così come tutti sanno dove si trova la propria aula, ma tanti genitori continuano ad accompagnarli fino in classe. Esistono comunque gli assistenti materiali che hanno anche questa funzione. Arrivare a scuola in perfetto orario è un elemento positivo per il rispetto delle regole e per sentirsi parte di un gruppo classe a tutti gli effetti (ma anche questo elemento è spesso sottovalutato). Andare a scuola “da soli” non è ancora possibile finché sono piccoli, ma organizzare le strategie mattutine utili a imparare l’orario, la sveglia, l’alternarsi dei giorni della settimana e la sequenzialità è fondamentale per diventare consapevoli del proprio ruolo di studente, con diritti e doveri. Ovviamente questo discorso va condiviso e rispettato dalle maestre e dai terapisti (sequenzialità delle varie materie e delle varie attività proposte). Non si sottovaluti l’obbiettivo a lungo termine pensando che “è ancora piccolo” perché si rischia di compromettere il regolare percorso di sviluppo. La necessità di strategie e risorse utili agli apprendimenti non deve negare la possibilità al bambino di sperimentare, di poter ragionare da solo e soprattutto di poter svolgere il compito autonomamente. Si inizia da semplici consegne (apparecchiare la tavola, sistemare i giocattoli, copiare una pagina di sillabe, ascoltare una musicassetta o un C D con il libro di fiabe annesso, ecc…) per arrivare all’esecuzione dell’assegno scolastico, con un’amorevole supervisione dei genitori e di qualcuno che possa seguire il bambino, ma è ovvio che ciò deve avvenire pure a scuola, perché altrimenti (come avviene nella maggioranza dei casi) sarà sempre necessario qualcuno seduto accanto altrimenti non ci si concentra abbastanza, o subentra la “stanchezza” (ottimo alibi dei nostri figli) e soprattutto viene a mancare la motivazione intrinseca all’apprendimento.
Gli Apprendimenti
Se non ci sono particolari situazioni cliniche, se il progetto terapeutico sviluppato dal Centro di riabilitazione è ben eseguito, se la famiglia è ben organizzata e positiva non esistono problemi che impediscono lo svolgimento del Programma della Classe. (In ogni caso anche in presenza di qualche “se”, con adeguate strategie si può seguire il programma stesso). Sembra ovvio, ma non lo è, perché invece esiste una pessima abitudine predominante di “ridurre” gli obiettivi rispetto alla classe, solo in virtù del fatto che “c’è un ritardo” degli apprendimenti. Questo è il motivo principale di problematiche future e degli insuccessi che troppo spesso sono avvenuti e continuano ad avvenire nella scuola italiana. La sensibilità dei nostri figli, fa sì che si sentano trattati diversamente e ciò non favorisce gli apprendimenti, e in casi più eclatanti arriva anche a determinare frustrazioni così gravi da portare fino a depressione o a chiusura relazionale. L’utilizzo dei libri di testo della classe è indispensabile per una adeguata motivazione, per essere parte del gruppo classe e per fornire le stesse indicazioni didattiche, anche se possono essere ulteriormente “mediate” dal docente di sostegno. Di solito è opportuno un po’ di esercitazione in più o solo un tempo un po’ più lungo per arrivare a “restituire” ciò che si è appreso insieme agli altri (la premessa perché questo avvenga è che il lavoro alla scuola dell’infanzia sia stato fatto coscienziosamente ed in maniera adeguata). Si può (si vorrebbe dire: si deve) iniziare ad imparare il corsivo, così come gli altri, anche se ci sono difficoltà di motricità fine. Sarà necessario un po’ più di esercizio, senza accanimento. Sicuramente si procede con stampato maiuscolo e minuscolo insieme perché i libri sono tutti scritti in stampato minuscolo: come dovrebbero imparare a leggere se non conoscono i simboli? Stesso discorso vale per i numeri e le quantità. Non ci sono difficoltà nel procedimento, possono esserci difficoltà di memoria e di sequenza nella numerazione regressiva, ma ciò non deve impedire di procedere con la classe o di affrontare la sottrazione. Per ciò che riguarda gli apprendimenti, l’individualità di ognuno e la diversità dei contesti può fare la differenza. Anche per questo in Associazione esiste l’Equipe di Base che aiuta le famiglie a “osservare” lo sviluppo dei propri figli e a valutarne tutte le positività cercando di trovare soluzioni alle eventuali difficoltà che possono sorgere. E’ inoltre importante avere un dialogo costante anche con i Neuropsichiatri Infantili ed i Foniatri che si incontrano durante il percorso per far si che le scelte possano essere sempre condivise e in qualche modo siano garanzia di maggiore “certezza” per i genitori. Anche se la scelta definitiva resta sempre ai genitori. In ogni caso ed in qualunque situazione non esiste motivo di credere che i bambini non “sono capaci” di apprendere, al massimo potranno avere bisogno di opportune strategie: tutti apprendono, e molti apprendono anche più velocemente di quanto si creda. I bambini apprendono anche se non parlano ancora e anche se possono avere difficoltà a “restituire” ciò che hanno imparato! Gli apprendimenti si basano su un processo di relazione (con i genitori, con i fratelli, con le maestre, con i compagni e con i terapisti), sulla fiducia e soprattutto sulla serenità. Per questi motivi eventuali problematiche scolastiche vanno affrontate senza i bambini. I bambini devono sapere che la scuola è importante per loro, che i genitori sanno che è una fatica a fin di bene e che è una “palestra di vita” alla quale non si dovrebbe mai rinunciare!
Premessa:
La responsabilità dell’educazione e della formazione dei ragazzi è di competenza dei genitori innanzi tutto. La famiglia è parte integrante del sistema di istruzione e formazione, così come previsto dalle vigenti leggi, in quanto fa parte dei Gruppi di Lavoro sull’Handicap che si svolgono a scuola (o presso le A.S.L.) con l’intento di trovare, concordare e verificare le giuste modalità di insegnamento per un adeguato apprendimento. Apprendimento che è lo scopo- la finalità esatta - per si iscrivono i figli a scuola. Se la scuola non è ancora preparata, abbiamo il dovere di proporci come motore di cambiamento, ricerca didattica, sperimentazione e quanto altro possa essere utile al buon fine del percorso educativo/didattico dei nostri figli. Il percorso della scuola secondaria di primo grado è particolarmente importante perché si colloca a cavallo tra la scuola “dei piccoli” e quella “dei grandi”, con tutte le esigenze dell’adolescenza e con tutte le difficoltà che emergono a causa di uno “svantaggio culturale” dovuto a tempi di apprendimento più lunghi e/o insegnamenti non adeguati ad un reale e proficuo apprendimento dei ragazzi. Spesso infatti perdurano tante “lacune”, ma non c’è da temere: le lacune si possono colmare, e recuperare le nozioni perdute, a patto che ci si creda veramente e che si decida di impegnare energie positive con la partecipazione di tutti (Famiglia, Scuola e Operatori). Un consiglio pratico: è risultato più efficace fare svolgere i compiti a casa in presenza (o dietro la guida) di una persona diversa dalla figura materna – tipo doposcuola – l’importante che sia ben motivata, competente, e che sappia lavorare in accordo con altri (insegnanti, terapisti).
La scelta della scuola e l’iscrizione:
E’ opportuno, prima di scegliere la scuola per i nostri figli, fare visita all’istituto (possibilmente durante l’orario di attività), chiedere in segreteria una copia del Piano di Offerta Formativa – importante per conoscere le attività offerte dalla scuola e per sapere se sono veramente per tutti – e infine chiedere di parlare con il/ la Dirigente. Predisponete una lista di argomenti da trattare durante il colloquio con il Dirigente o un responsabile all’accoglienza, potrà essere utile per non dimenticare nulla. Una volta fatta la vostra scelta, sappiate che la pre-iscrizione va effettuata entro il 28 Febbraio (effettuata esclusivamente on line, attraverso una procedura informatica di facile accesso disponibile sul portale MIUR), questo per permettere alla scuola di predisporre tutto il necessario (spazi, docenti ed eventuali ausilii) per una opportuna accoglienza. Le scuole di qualità mettono in pratica “progetti per l’accoglienza” e per la” continuità” educativo-didattica con modalità differenti. Le pratiche per usufruire dei supporti necessari vanno effettuate – su richiesta dei genitori presso le AA.SS.LL. di appartenenza prima della pre-iscrizione o almeno prima dell’inizio dell’anno scolastico (prima dell’estate) in modo tale da aggiornare la Diagnosi Funzionale e, successivamente il Profilo Dinamico Funzionale, documento (come già sapete) che evidenzia le potenzialità e le Aree sulle quali è opportuno lavorare per uno stimolo più adeguato. Questi documenti devono essere compilati in Equipe (Asl, Famiglia, Scuola e Centro di riabilitazione) per avere un quadro più completo delle abilità raggiunte dal ragazzino e delle nozioni apprese. Sono documenti importanti per una buona progettazione didattica. Questi documenti dovrebbero essere redatti e consegnati (tramite famiglia) alla scuola, prima dell’inizio dell’anno scolastico, tuttavia questo non è sempre possibile: è comunque sempre bene chiedere un incontro collegiale prima dell’inizio dell’anno scolastico in modo tale da “presentare” il/la ragazzo/a e poter fare la conoscenza degli insegnanti tutti.
P.O.F. – G.L.H. – Progetto educativo e ore di sostegno.
La conoscenza del Piano dell’Offerta Formativa della scuola è importante per sapere quali progetti e quali attività extra scolastiche l’istituto mette in essere (ad.es: possibilità di frequentare corsi di nuoto, imparare a sciare, giocare a scacchi o pallavolo, etc…). Considerando che le attività fisiche facilitano l’integrazione e la socializzazione e che l’adolescenza è un periodo difficile per tutti i ragazzini, la fattibilità o meno di questi progetti può determinare la scelta rispetto al percorso educativo che volete per vostro/a figlio/a. Attraverso il P.O.F. sarete in grado di valutare se quell’istituto mette in essere buone prassi per favorire l’integrazione degli alunni con disabilità. Una di queste buone prassi è quella di convocare il Gruppo di Lavoro sull’Handicap Operativo (o individuale) prima dell’avvio dell’anno scolastico in modo tale da avere la possibilità di conoscere adeguatamente l’alunno/a e progettare con tempismo le modalità più opportune per tendere agli obiettivi didattici del grado di istruzione. Recupero delle carenze da “svantaggio culturale” compreso!
E’ ovvio che, collegialmente si discuterà dello sviluppo globale del ragazzino e pertanto non si potrà prescindere dall’importanza delle relazioni all’interno della classe e della reale socializzazione come chiave per raggiungere gli apprendimenti in un contesto di pari opportunità e rispetto delle individualità di ciascuno. E’ indispensabile che si possano studiare (o quanto meno trattare in maniera semplificata) tutte le materie senza eccezioni e si è rivelato molto stimolante l’uso dei libri di testo della classe anche se opportunamente semplificati dai docenti (o qualche volta anche dalla famiglia) anche per far maturare il senso di appartenenza al gruppo classe e la responsabilità del ruolo di studente. Ovvio che per dare maggiori opportunità ad un percorso di apprendimento così complesso si dovrà rispettare il tempo scuola (cioè l’orario delle lezioni) in maniera totale e senza “sconti”.
Il ruolo dell’Insegnante di Sostegno
L’Insegnante specializzato per il Sostegno alla classe è una risorsa professionale che la scuola mette a disposizione per garantire un adeguato percorso educativo/didattico finalizzato all’apprendimento di tutti gli alunni della classe. In quanto “risorsa” il docente di sostegno è importante perché gli apprendimenti possano essere acquisiti nei tempi previsti. La richiesta delle ore di sostegno alla classe, è legata alla “gravità’” della situazione ed anche alla Progettualità che la classe intende adottare. Importante il Progetto Educativo perché è un documento ufficiale ed è redatto collegialmente quindi sarà responsabilità di tutti gli insegnanti che il progetto venga sviluppato e che si raggiungano gli obbiettivi prefissati. Ovvio che la responsabilità è anche dei genitori (soprattutto il padre), con il loro atteggiamento fiducioso, positivo e di collaborazione per i compiti in casa. La funzione dell’ insegnante di sostegno alla classe quindi è quella di relazionarsi con tutti gli alunni e con i/le colleghi/e e trovare modalità di mediazione e strategie utili ad ottimizzare la risorsa relazionale-affettiva. Inoltre, con la sua speciale competenza, è un valido supporto educativo – in accordo con la famiglia - per la crescita del ragazzo, nell’approccio al rispetto delle regole, nella ricerca costante dell’acquisizione di quell’autonomia nello svolgimento del compito indispensabile per uno sviluppo armonico. Può succedere che per coprire le ore assegnate alla classe siano nominati due docenti questo può essere un arricchimento a patto che la relazione e la collaborazione tra i docenti sia efficace e funzionale al ruolo che essi devono svolgere. I genitori dovranno relazionarsi e parlare con tutte le insegnanti e non solo con quelli “di sostegno”.
Come conciliare le attività extrascolastiche/riabilitazione e compiti a casa
I ragazzi cominciano a “reclamare” un po’ di libertà. Una riorganizzazione dei ritmi e degli impegni è d’obbligo. La scuola – in questa fase delicata di passaggio – assurge a ruolo principale. I ragazzi manifestano una forte motivazione per frequentare coetanei. Le attività che fanno a quest’età sono molteplici. Tutte sono altamente motivanti per loro e importanti per fare esperienze e ad acquisire competenze diverse. Importanti ma non Più importanti degli apprendimenti accademici. Consideriamo anche che a scuola si imparano le varie materie e dopo... sarà difficile che le si studieranno più. In ogni modo il punto non è se fare attività extra-scolastiche o no, bensì come conciliarle con i compiti assegnati affinché l’apprendimento possa procedere con costanza e continuità. E’ importante che i compiti siano assegnati e svolti ed anche corretti o visionati il giorno dopo, sempre per mantenere “vivo” l’interesse e costante l’attenzione. La costanza è una qualità che aiuta a valutare positivamente l’impegno scolastico. Teniamo sempre in mente che, attraverso metodi e strategie differenti, l’obiettivo ultimo e generale è quello di fare in modo che i ragazzi siano in grado di svolgere i compiti in maniera autonoma.
L’Autonomia
Per raggiungere un adeguato livello di “Autonomia” è necessario che ci siano i presupposti di “fiducia”, “stima” e “capacità”. Ai genitori ed ai fratelli l’arduo compito di favorire il percorso per l’autonomia. Arrivare a scuola in perfetto orario è importante per il rispetto delle regole e per sentirsi parte di un gruppo classe a tutti gli effetti. Evitare di “accompagnare” in classe i ragazzi. Basta lasciarli all’ingresso dell’istituto: sanno bene dove devono andare e come orientarsi. E comunque la scuola provvede ad eventuali esigenze particolari con gli assistenti alla comunicazione e all’autonomia (detti assistenti materiali o anche personale A.t.a.). Andare a scuola “da soli” forse ancora non è possibile, ma organizzare le strategie mattutine utili a imparare l’orario, la sveglia, la colazione, prepararsi la cartella è fondamentale per diventare consapevoli del proprio ruolo di studente, con diritti e doveri. Ovviamente questo discorso va condiviso e rispettato dai professori e dagli operatori (sequenzialità delle varie materie e delle varie attività proposte). La possibilità di fare piccole commissioni (comprare il pane o il latte) da solo, aumenterà la propria percezione di giovane adulto e sarà utile per l’esperienza in termini “economici” (uso del denaro). Non sottovalutate mai l’obbiettivo a lungo termine, perché si rischia di compromettere il regolare percorso di sviluppo. La necessità di strategie e risorse utili agli apprendimenti non deve negare la possibilità al ragazzino di sperimentare, di poter ragionare da solo e soprattutto di poter svolgere il compito autonomamente. Quali obbiettivi? Di norma non esistono problemi che impediscono lo svolgimento del Programma della Classe. Per progettare adeguatamente è indispensabile una esatta, chiara e precisa valutazione degli apprendimenti. Di solito è opportuno un po’ di esercitazione in più o solo un tempo un po’ più lungo per arrivare a “restituire” ciò che si è appreso insieme agli altri. Anche se lo svantaggio culturale è palese si deve tendere al “recupero” con opportune esercitazioni e con una stretta collaborazione nell’attuazione del Progetto didattico (meravigliose sfide pedagogiche!!) e, qualora sussistessero gravi difficoltà, comunque sussidi informatici e testi semplificati e suggerimenti pedagogici non devono fare “scoraggiare” i genitori. I genitori fanno la differenza, non in senso “professionale” del termine ma in senso “motivazionale”. Non si può sperare che “sappia fare la sua firma” senza comprendere che le aspettative sono troppo basse. Si deve tendere ad un allenamento cognitivo tale da permettere di comprendere il significato di un messaggio (parlato o scritto) e la possibilità di elaborare una risposta idonea e congruente, (verbale o scritta anche “a risposta multipla”) e le nostre aspettative devono servire da stimolo per i docenti che seguono i nostri figlioli. Spesso è capitato che “certi” bravi docenti hanno dato speranza a tanti genitori sfiduciati, questo a riprova che è possibile raggiungere obiettivi importanti anche quando non ci si crede più, ma ci si trova in un contesto positivo e collaborante. Per ciò che riguarda gli apprendimenti, l’individualità di ognuno e la diversità dei contesti può fare la differenza. Anche per questo in Associazione esiste l’Equipe di Base che aiuta le famiglie a “osservare” lo sviluppo dei propri figli e a valutarne tutte le positività cercando di trovare soluzioni alle eventuali difficoltà che possono sorgere. E’ inoltre importante avere un dialogo costante anche con i Neuropsichiatri Infantili ed i Foniatri che incontriamo durante il percorso per far si che le scelte possano essere sempre condivise e in qualche modo garanzia di maggiore “certezza” per i genitori. Anche se la scelta definitiva è la loro. I ragazzi devono saper che la scuola è importante per loro, che i genitori sanno che è una fatica a fin di bene e che è una “palestra di vita” alla quale non si dovrebbe mai rinunciare.
A color i quali ritengono che quanto detto fin ora sia solo teoria ma la pratica è differente, affettuosamente rispondo: provare per credere.
Premessa
Questo scritto ha la finalità di offrire spunti di riflessione e di confronto su argomenti comuni a tutti ma spesso affrontati con ingenua serenità, trascurando decisioni fondamentali che possono incidere sulla qualità degli apprendimenti ed in ogni modo sulle scelte di vita che si faranno in seguito – spesso – obbligate. Noi tendiamo a rendere i genitori più competenti per offrire ai ragazzi maggiore libertà di scelta e migliori opportunità per il loro futuro.
Pre-orientamento
Il passaggio tra scuola secondaria di primo grado e di secondo grado è un momento particolarmente importante (e quindi anche stressante) per la famiglia. Rappresenta il “trampolino di lancio” verso una vita adulta e responsabile. Perché ciò possa realizzarsi, è importante rispettare le attitudini e le inclinazioni dei ragazzi e discutere insieme la scelta dell’indirizzo di studi perché saranno loro a mettersi in gioco. Durante il terzo anno della scuola secondaria di primo grado – solitamente – si ha l’opportunità di conoscere vari indirizzi e, insieme ai compagni ed agli insegnanti si discute quale scelta è più opportuna per ciascuno. E’ anche vero che la scelta dell’Istituto segue anche altre logiche più pratiche ma – se vogliamo offrire ai nostri figli un’opportunità di reale apprendimento dobbiamo necessariamente valutare anche i loro interessi.
Responsabilità educativa e ruolo di studente
I genitori hanno la responsabilità di educare i ragazzi, ma l’impegno è richiesto solo a quest’ultimi e, se non c’è una buona motivazione intrinseca, sarà difficile affrontare la complessità di un percorso di studi superiore che – per quanto a volte differenziato – sempre superiore è. Adesso gli apprendimenti non saranno solo lineari ma si richiede maggiore competenza e abilità nell’utilizzo delle nozioni apprese. (Capacità di sintesi, di generalizzazione, e collegamento logico), Poiché questo è un impegno cognitivo superiore, necessita di un raccordo costante e di adeguati supporti che permettano ai ragazzi di potenziare le loro capacità e di restituire ciò che apprendono in maniera chiara e verificabile. Dietro a tutto questo impegno non può che esserci una forte motivazione, la consapevolezza del proprio ruolo di studente. Ai genitori resta sempre l’annoso problema di dover scegliere se far seguire il programma di studi differenziato oppure quello della classe per obiettivi minimi (raramente sono state riferite competenze tali, da permettere di seguire il programma della classe in toto….però siamo certi che è possibile qualche volta). Questo argomento viene spesso trascurato perché interessa troppe variabili – realmente difficili da valutare – e pertanto si rischia di essere imprecisi. Proviamo a dare alcune indicazioni utili! Quando la scuola chiede alla famiglia quale programma didattico vuol fare seguire all’alunno lo fa per “mettere a posto le carte”. Certamente questa domanda non dovrebbe essere posta all’inizio dell’anno (il primo superiore) perché la famiglia non conosce bene i docenti della classe, né i compagni (importanti risorse) e nemmeno – spesso – il programma che dovrà essere svolto. Allora in base a quale criterio la famiglia dovrebbe scegliere?? Solo perché la scuola – spesso semplificando – propone la possibilità di una promozione certa per l’alunno (con il programma differenziato) oppure il rischio che l’alunno possa essere bocciato. Infatti i genitori di solito scelgono il programma differenziato perché non vogliono turbare il figlio con una possibile bocciatura e perché ritengono che il programma della classe sia troppo difficile da seguire. Invece altri genitori (pochi purtroppo) chiedono di iniziare a seguire il programma di classe e poi….man mano ci si confronta sulle difficoltà incontrate e sulle risorse da utilizzare per supportare le eventuali carenze per raggiungere la cosiddetta “Speciale Normalità”.
La scelta della scuola un’ opportunità per maggiore autonomia.
E’ preferibile scegliere un Istituito che consenta di essere raggiunto in autonomia – anche se è necessario un mezzo pubblico per il tragitto – Sarà un’occasione valida per dimostrare la propria capacità di orientamento e di gestione fuori casa, nonché la possibilità di vivere nuove relazioni e conoscenze. Non è opportuno far prevalere la “preoccupazione” dell’incognita, dello “sconosciuto” e dell’imprevisto. Tutto ciò si impara a gestirlo solo facendo esperienza. E’ importante, in questo caso cercare di mantenere un buon dialogo con i ragazzi per poter discutere delle cose che capitano nella giornata, se questo dialogo è carente, cercare un intermediario che sappia ciò che accade o anche (almeno inizialmente) possa seguire – a distanza – per osservare con discrezione e poi cercare spunti per parlarne con loro. Il dialogo, ovviamente anche con i docenti ed i compagni, è importante, e non bisogna avere fretta nel vedere ”i risultati”, ma dare sempre il tempo necessario perché tutte le novità siano interiorizzate e utilizzate nel migliore dei modi.
Pretendere maggiore impegno
Perché si possano godere i risultati di tanto impegno didattico e sociale è necessario che sia un Impegno con la I maiuscola. Sia da parte dell’alunno (e della famiglia) sia da parte della scuola. L’impegno è responsabilità, è anche argomento spendibile per le valutazioni, dà il senso del percorso che si sta svolgendo ed in oltre permette di acquisire consapevolezza del proprio valore. Questo impegno – se veramente interiorizzato – deve costantemente essere preteso da parte della famiglia. Bisogna sempre usare il buon senso per capire quando è necessaria una pausa e quando una pausa è eccessiva. Sottovalutare il “Ritmo” dell’apprendimento può essere un errore. La scuola superiore, con le molteplici attività – anche partecipative – (assemblee, scioperi, partecipazione a progetti esterni, etc…) può creare qualche problema all’esigenza di una “costante”, tuttavia queste alternanze saranno utili a fare esperienza, sempre che poi si possa ritrovare quel ritmo adeguato che permetta di “recuperare”. L’impegno deve essere costante e dovrebbe essere anche progressivamente in crescendo (sempre un po’ di più). Ovvio che affinché ciò accada è necessaria una buona programmazione condivisa….ma questo lo sappiamo già tutti.
Rispetto per tutte le materie – Pratiche e teoriche.
Proprio perché dobbiamo sempre pretendere un giusto impegno dobbiamo essere consapevoli che tutte le materie hanno la loro importanza nel programma della classe. Spesso si commette l’errore di prediligere le materie pratiche, senza pensare che anche esse hanno un presupposto teorico che non può essere omesso o sottovalutato, proprio perché necessario a comprendere ed attuare una tale funzione. Bisogna che a scuola ci sia la possibilità di imparare a conoscere e comprendere esattamente come funziona il mondo; al di fuori di essa difficilmente si approfondiranno più tanti argomenti. Dopo si prediligeranno le competenze pratiche o anche dette “funzionali”. Quindi è importante il rispetto per tutte le materie (anche l’educazione fisica) e il dialogo ed il rapporto con tutti docenti oltre che con quelli per il sostegno alla classe. Non esistono materie “troppo difficili” ma piuttosto modalità più complesse di schematizzazione e spiegazione per arrivare ad essere comprese da una classe molto disomogenea. Esistono oggi innumerevoli metodologie utili a questo scopo (adattamento dei libri di testo, uso di mappe concettuali, didattica metacognitiva, cooperative learning, etc…)
Tempo scuola ed ore di sostegno
E’ fondamentale la frequenza di tutte le ore di scuola. Non si può pensare che l’alunno “si stanca” e perciò frequenta meno ore. Tutti gli alunni si stancano!!!! Ed anche gli insegnanti le ultime ore di lezione sono stanchi….ma non escono prima per questo motivo. Pertanto è auspicabile la frequenza completa, supportata da una adeguata programmazione delle attività che consenta a tutti gli alunni di svolgere le loro attività calibrandone l’intensità in rapporto all’orario previsto. In questa complessa organizzazione rientra anche la presenza del docente di sostegno alla classe che avrà l’incarico di alcune ore (mediamente 18 a settimana) per supportare le materie principali e quindi più “pesanti” in qualità e quantità di impegno. Non è opportuno che il sostegno sia presente durante l’ora di educazione fisica in palestra per “prevenire eventuali rischi”, in quel caso sarà più utile il ruolo di un educatore, preventivamente nominato in seguito al confronto nel GLH operativo. E’ importante la funzione del docente di sostegno, non è indispensabile la copertura di tutte le ore perché gli alunni sono comunque guidati dai docenti di classe che dovranno svolgere il loro lavoro con professionalità e seguendo le indicazioni emerse durante i GLH, anche se le famiglie sono consapevoli che è sempre necessario uno sforzo da parte loro perché questo possa sempre avvenire.
Percorsi educativo-didattici e modalità di valutazione
Qualunque sia la situazione iniziale (come competenze acquisite e verificate in entrata) “in ogni caso lo studente ha diritto ad una personalizzazione delle strategie e dei metodi didattico-educativi, quindi un Piano Educativo Individualizzato utile a rimuovere gli eventuali ostacoli che dovessero presentarsi nel processo di crescita formativa e personale…….omissis….. – Per i ragazzi con deficit psichici si possono avere due diverse condizioni. La prima è quella di chi raggiunge gli obiettivi didattici previsti dai programmi ministeriali, o ad essi corrispondenti, e per ciò viene valutato come gli altri, e potrà conseguire il titolo di studio con valore legale; la seconda è quella di chi segue un programma semplificato e diversificato, e per questo non viene valutato secondo criteri ordinari, non potendo raggiungere la soglia delle competenze necessaria per il rilascio del titolo di studio, ha diritto ad un attestato di frequenza che certifica quanto acquisito.
Sinteticamente dunque le possibilità indicate sono quelle schematizzate a lato: Una volta fatta la scelta all’inizio dell’anno scolastico (o prima delle valutazioni del primo quadrimestre), sarà opportuno concordare bene le modalità valutative perché possono condizionare l’esito finale a seconda che siano più o meno adeguate. Ad ogni modo, nel caso di programmazione differenziata, la famiglia verrà interpellata ogni anno sul tipo di programma didattico da seguire anche in base ai risultati ottenuti. E’ ovvio che queste decisioni devono essere prese collegialmente, ma è anche importante considerare che il tempo necessario per restituire le nozioni apprese può non essere lo stesso degli altri alunni e pertanto anche qualche permanenza (bocciatura) può essere funzionale al raggiungimento di obiettivi didattici maggiori ed utili per il conseguimento del diploma. Non per “forma” ma per sostanza. In poche parole i nostri ragazzi possono raggiungere maggiori risultati se hanno a disposizione qualche anno in più e tutte le risorse necessarie ad una integrazione di qualità. Ma affinché la scuola non diventi un “tormentone” è opportuno che sia dato giusto spazio ad attività pomeridiane e/o serali di svago, sport e divertimento, nel rispetto degli impegni da portare avanti (i compiti) ma anche per ricompensare le tanta energie profuse in queste attività…..a qualunque risultato conducano. In ogni caso non è consigliabile chiedere una “permanenza” con la sola finalità dell’”accudimento”….perché dopo non si sa cosa fare. Il tempo scuola deve essere sempre produttivo o diventa tempo perso.
La socializzazione, le gite, gli innamoramenti
Come abbiamo detto più volte il processo utile agli apprendimenti è un processo complesso e composto da più elementi. Fra questi, la socializzazione è un elemento privilegiato che permette di contribuire al raggiungimento di risultati positivi. Le figure di mediazione (docente di sostegno alla classe, compagni di classe, professori più empatici) sono indispensabili per favorire relazioni amicali basate su presupposti validi e duraturi. Quando si instaurano si determina subito un salto di qualità nel percorso scolastico, così come si valuta positivamente una buona relazione con i docenti di classe che interagiscono in maniera rispettosa ma autorevole, considerando gli alunni ciascuno per le proprie peculiarità ma alla pari. Questi sono gli elementi semplici ma al contempo rari, che favoriscono una reale integrazione. Capita anche che, in questo periodo scolastico, nascano i primi amori – spesso non corrisposti – questo (come per tutti gli altri alunni) condiziona molto la motivazione e l’interesse per le attività curricolari, in questo caso la famiglia ha un ruolo importante per comprendere, sorreggere e rincuorare il ragazzo. Alla base di tutto deve esserci rispetto e maturità. Il mondo degli adulti è fatto anche di emozioni forti. Grandi dolori e grandi soddisfazioni, quando si raggiungono dei risultati. La scuola deve essere vista anche come un ponte verso il mondo adulto, e il cantiere “protetto” dove poter esprimere capacità apprese e manifeste, che permetta di sviluppare potenzialità altrimenti nascoste. Spesso gli Istituti professionali danno la possibilità di partecipare a stage, o anche progetti con finalità di “borsa lavoro”, occasioni importanti che come singoli cittadini raramente si possono avere.
Conclusione
Al termine di questo “lungo” percorso da genitore a genitori, possiamo solo aggiungere che proprio perché siamo consapevoli che la realtà è piuttosto complessa e difficile da affrontare, i genitori sono un motore importante per guidare prima ed accompagnare poi i propri figli lungo un Progetto di Vita che, anche se non è tracciato su carta, comunque si svolge inesorabilmente. Bisogna diventare più competenti e non arrendersi mai di fronte alle innumerevoli sfide che si incontrano, si potrebbe perdere l’occasione giusta per una vita degna di essere vissuta. Al termine del ciclo di studi secondario di secondo grado, si può anche decidere di intraprendere il percorso Universitario, ma l’esperienze fin qui conosciute sono ancora poche per dare buoni consigli utili…..ai posteri l’ardua sentenza!!